Coi corsi di informatica per anziani a Varese, il computer diventa una realtà meno spaventosa e aliena: grazie alla guida di Chiara De Giorgio, plurilaureata nell’ambito delle scienze della formazione, l’utilizzo di device informatici come computer e tablet diventa davvero alla portata di tutti.
Con la diffusione sempre più capillare della tecnologia, possedere un apparecchio del genere è ormai diventato più che un optional: è una necessità. La vita di oggi impone più o meno esplicitamente di avere un account social. E se per le generazioni più giovani, i cosiddetti “nativi digitali”, avere uno smartphone è la normalità, non lo è per i più anziani, che troppo spesso si trovano emarginati per questa ragione. «Il problema della marginalizzazione degli over 60 è cruciale – fa emergere la dottoressa De Giorgio – e porta spesso a spiacevoli episodi in cui persone non certo stupide, anzi addirittura brillanti, ma che non hanno dimestichezza con le tecnologie informatiche, vengono denigrate dai più giovani (magari nemmeno altrettanto brillanti!).
Per questo penso sia estremamente utile che VareseCorsi offra un corso simile, in cui anche alle generazioni più mature è data l’opportunità di comprendere un linguaggio con cui si sono trovati ad avere a che fare solo in tarda età, il che ovviamente è ben diverso dall’esserci “nati dentro”. Il mio obiettivo è cercare di colmare questo gap generazionale, facendo capire che hanno solo bisogno di tempi e modalità diverse di apprendimento. La chiave per rendere più familiare e vicina la tecnologia informatica è proprio far capire che si tratta di un linguaggio, che è sì diverso da quello abituale, ma comunque un linguaggio “umano”, che rispecchia la realtà. Se leggo su un libro una poesia di Leopardi che mi piace così tanto da volerla conservare, nella realtà io prenderei un foglio di carta, la ricopierei e poi la riporrei in una cartelletta; la stessa cosa avviene col computer, aprendo un foglio Word, facendo copia incolla dal testo trovato su internet, e poi salvandolo in una cartella. Non è niente di così alieno!».
Il corso è difatti modellato sul percorso di apprendimento di un linguaggio nuovo: una volta appreso l’”ABC”, gli elementi base (es. cos’è un’icona), i partecipanti saranno poi in grado di riconoscerli e usarli autonomamente, riuscendo a orientarsi anche su siti mai visti prima. Il corso prosegue con l’illustrare il metodo di gestione file, elaborazione testi Word, reti informatiche, internet con gestione della posta elettronica; ma non solo. Il gruppo è addirittura riuscito a cimentarsi in un vero e proprio photo editing di fotografie scattate nel corso di una gita a Varese, che sono diventate anche oggetto di una mostra. «Sono venute così bene che alcuni ci hanno addirittura chiesto se fossero in vendita!» commenta soddisfatta la dottoressa De Giorgio.
Se alcuni partecipanti si iscrivono al corso già vogliosi di imparare, altri dimostrano un po’ meno entusiasmo, magari perché costretti a frequentarlo da familiari più giovani. «Ma poi si apre loro un mondo – prosegue la dottoressa De Giorgio – ad esempio quando capiscono che con internet possono farsi consegnare la spesa a casa, oppure scoprono su YouTube delle nostalgiche registrazioni o canzoni d’epoca. È un bellissimo modo per tenerli più in contatto con un mondo che è diventato inesorabilmente tecnologico, e in questo comune obiettivo loro stessi fanno gruppo: a volte si trovano a casa di qualcuno per ripetere la lezione!».
Con la diffusione sempre più capillare della tecnologia, possedere un apparecchio del genere è ormai diventato più che un optional: è una necessità. La vita di oggi impone più o meno esplicitamente di avere un account social. E se per le generazioni più giovani, i cosiddetti “nativi digitali”, avere uno smartphone è la normalità, non lo è per i più anziani, che troppo spesso si trovano emarginati per questa ragione. «Il problema della marginalizzazione degli over 60 è cruciale – fa emergere la dottoressa De Giorgio – e porta spesso a spiacevoli episodi in cui persone non certo stupide, anzi addirittura brillanti, ma che non hanno dimestichezza con le tecnologie informatiche, vengono denigrate dai più giovani (magari nemmeno altrettanto brillanti!).
Per questo penso sia estremamente utile che VareseCorsi offra un corso simile, in cui anche alle generazioni più mature è data l’opportunità di comprendere un linguaggio con cui si sono trovati ad avere a che fare solo in tarda età, il che ovviamente è ben diverso dall’esserci “nati dentro”. Il mio obiettivo è cercare di colmare questo gap generazionale, facendo capire che hanno solo bisogno di tempi e modalità diverse di apprendimento. La chiave per rendere più familiare e vicina la tecnologia informatica è proprio far capire che si tratta di un linguaggio, che è sì diverso da quello abituale, ma comunque un linguaggio “umano”, che rispecchia la realtà. Se leggo su un libro una poesia di Leopardi che mi piace così tanto da volerla conservare, nella realtà io prenderei un foglio di carta, la ricopierei e poi la riporrei in una cartelletta; la stessa cosa avviene col computer, aprendo un foglio Word, facendo copia incolla dal testo trovato su internet, e poi salvandolo in una cartella. Non è niente di così alieno!».
Il corso è difatti modellato sul percorso di apprendimento di un linguaggio nuovo: una volta appreso l’”ABC”, gli elementi base (es. cos’è un’icona), i partecipanti saranno poi in grado di riconoscerli e usarli autonomamente, riuscendo a orientarsi anche su siti mai visti prima. Il corso prosegue con l’illustrare il metodo di gestione file, elaborazione testi Word, reti informatiche, internet con gestione della posta elettronica; ma non solo. Il gruppo è addirittura riuscito a cimentarsi in un vero e proprio photo editing di fotografie scattate nel corso di una gita a Varese, che sono diventate anche oggetto di una mostra. «Sono venute così bene che alcuni ci hanno addirittura chiesto se fossero in vendita!» commenta soddisfatta la dottoressa De Giorgio.
Se alcuni partecipanti si iscrivono al corso già vogliosi di imparare, altri dimostrano un po’ meno entusiasmo, magari perché costretti a frequentarlo da familiari più giovani. «Ma poi si apre loro un mondo – prosegue la dottoressa De Giorgio – ad esempio quando capiscono che con internet possono farsi consegnare la spesa a casa, oppure scoprono su YouTube delle nostalgiche registrazioni o canzoni d’epoca. È un bellissimo modo per tenerli più in contatto con un mondo che è diventato inesorabilmente tecnologico, e in questo comune obiettivo loro stessi fanno gruppo: a volte si trovano a casa di qualcuno per ripetere la lezione!».