Il mio Corso di Scrittura

Il vecchietto del corso di scrittura

Quella sera una fitta nebbia avvolgeva Corso Matteotti. Passata la mezzanotte, camminavo piano senza farmi notare, mentre a pochi metri da me un’altra ombra si muoveva sotto i portici.
Seguivo il signor Ettore da quando avevamo lasciato casa di Fiorenzo, dove si discuteva di racconti, correzioni e stravaganze. Arrivavamo tutti da lui, il nostro insegnante, con l’entusiasmo tipico di chi crede che semplici corsi di scrittura garantiscano il potere di scrivere un libro e pubblicarlo, forse avere successo. Non era mai così.
Dopo un paio di lezioni, il signor Ettore ci aveva tolto del tutto il tempo per l'esercizio. Quel vecchietto dall'aria stanca portava sempre con sé un quaderno dove appuntava qualcosa, oppure ci infilava i compiti assegnati di volta in volta. E poi parlava e divagava, dimenticandosi di noi e dei nostri racconti su cui discutere. Lo stesso Fiorenzo faticava a fermarlo, nel nervosismo crescente dei miei compagni. Solo Emma, la ragazza che spesso mi sedeva accanto, sembrava ascoltarlo volentieri, col sorriso divertito e una certa curiosità negli occhi.
 
Col quaderno sotto un braccio, l'altro ben saldo sul bastone, il signor Ettore svoltò ignaro in piazza San Vittore. Quando si addentrò nelle stradine buie dietro la chiesa, accelerai il passo. Lo vidi entrare nell'androne di una palazzina trasandata e salire i gradini tenendosi al corrimano. Arrivato al pianerottolo, il bastone scivolò e nel tentativo di afferrarlo il quaderno gli sfuggì di mano. Senza cercare di riprenderlo, restò qualche secondo a guardare i fogli che volteggiavano giù per le scale. Un attimo dopo si girò a infilare la chiave nella serratura, aprì la porta ed entrò.
Solo allora, radunai e raccolsi i fogli. Incuriosito da quella grafia elegante, lessi le storie che ogni settimana ci decantava di aver scritto, senza mai leggerle davvero, preso com’era dal suo divagare.
E allora capii. Era un uomo solo, desideroso di parlare e stare con noi. Un altro motivo però lo aveva spinto al corso di scrittura. E stava lì, tra le mie mani.
 
Al nostro ultimo appuntamento, qualche giorno prima di Natale, il signor Ettore aveva insistito nel portare, seppur con qualche critica, una generosa pentola di vin brulé. Davanti al calore del vino speziato, Fiorenzo regalò gli ultimi consigli, prima di lasciarci al feroce mondo della scrittura emergente. Mentre gli altri si scambiavano gli auguri, guardai il signor Ettore ed Emma. I bicchieri fumanti alla mano, parlavano allegri. Oltre la finestra alle loro spalle cadeva un leggero nevischio.
Le avrà detto la verità?
Un nonno perduto, allontanato dal figlio per un misero litigio. Una discussione avuta tanti anni prima, qualche parola di troppo, l’invito a sparire. Ettore lo aveva accettato, senza voler del tutto rinunciare al suo ruolo di nonno. E così l'aveva vista crescere da lontano, in silenzio, senza far troppo rumore. Era diventato quell'invisibile vecchietto della panchina fuori da scuola, o del parco dove Emma giocava con gli amici. Si confondeva col mondo, per non risvegliare i vecchi attriti o crearne di nuovi. Fino alla scoperta di quella passione in comune. Sua nipote scriveva! Senza volerlo le aveva tramandato la sua stessa passione. Si era iscritto al corso di scrittura per starle vicino e poterle parlare senza rivelarle la verità.
E lei? Aveva intuito qualcosa?
No, direi di no. Non ancora.
Si scambiarono gli auguri, si salutarono. Emma uscì, scese le scale e raggiunse un giovane in bicicletta che l’aspettava in strada, stretto nel cappotto già umido di neve. Mi avvicinai al signor Ettore e ne osservai il viso riflesso nel vetro.
«Scriva una storia su di lei.»
«L'ho già fatto…» rispose. Alzò il bicchiere in un brindisi e tornò dagli altri.
Lo so, sorrisi, e ripensai a quel nonno perduto, alla nipote ritrovata e alla loro passione per la scrittura. Un racconto, piccolo abbastanza da infilarlo nella tasca del cappotto di Emma. Pregai che quel foglio rimanesse lì, ben saldo, mentre rincasava veloce in bici, prima che la neve rivestisse le strade col suo manto bianco.
 
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Racconto di Diego Zappaterra
Vincitore del Concorso letterario Il Cavedio "Il mio corso di..." 2022