Il mio corso di Boogie Woogie
Stare a tempo
Non sono mai a stata a ritmo di nulla nella vita: quando ero bambina volevo essere ragazza, da adolescente volevo essere donna, da donna rimpiango quotidianamente la spensieratezza della mia infanzia.
L’apice di tale asincronia è stato raggiunto a 25 anni. Dopo la laurea avevo infatti il mondo in mano: si era aperta davanti a me una brillante carriera accademica, un dottorato, la ricerca, i viaggi all’estero. Dopo qualche mese avevo rifiutato tutto, perché volevo star vicino al giovane uomo di cui ero innamorata. Ma troppo presto lui se ne andò via e, da quel giorno, non ho più valutato il tempo di quello che mi succedeva attorno, ho perso un’occasione, poi un’altra; ho fatto trascorrere inermi sei stagioni, ho agito a volte con troppo istinto, altre volte con troppa esitazione, così da arrivare troppo presto, o troppo tardi, agli appuntamenti col mondo.
Stop and Go
Una mattina ero in coda alle poste e, nell’attesa, ho preso un opuscolo di Varese Corsi tra quelli impilati sul lungo davanzale grigio chiaro: sfogliandolo distrattamente, sono capitata nella sezione “corsi di ballo” e la mia attenzione è stata subito attirata dalla didascalia del corso di Boogie Woogie: non ricordo bene cosa ci fosse scritto, ma si parlava di ritmo, di gonne a ruota, di divertimento.
L’ho preso come un segnale: non potevo rimandare troppo il mio bisogno di ritmo. Più volte avevo tentato di iscrivermi ad un corso di ballo, ma mi vergognavo molto del mio essere maldestra e musicalmente diseducata, per cui avevo sempre desistito. Perciò non mi aspettavo una rivoluzione di vita, ma la descrizione mi aveva intrigato e, per la prima volta, presi una decisione senza pensarci. Giusto in tempo.
Saluto
La clausola per l’iscrizione, però, richiedeva la presenza di un partner e, a pochi giorni all’inizio del corso, non ne avevo ancora trovato uno, stavo perdendo ogni speranza. Finché una sera, durante la festa di matrimonio di un amico, parlando al cocktail bar con uno sconosciuto, merito certamente dell’atmosfera di fine estate, del sole tiepido e del Di Saronno, gli chiesi, in maniera piuttosto sfrontata, se volesse iscriversi con me al corso di Boogie Woogie e lui, incredibilmente, mi rispose di sì. Per una volta, pensai, ero stata a tempo.
Conobbi così Luke, ballando, scambiandoci parole tra un passo e l’altro, provando figure e dandoci il ritmo, affinché non lo perdessimo, affinché la base venisse a tempo.
Chachacha-Chachacha-Cha-Cha, Chachacha-Chachacha-Cha-Cha … Ad ogni lezione superavo la mia ostilità con la base, imparavo a stare, imparavo a riprovare. Scoprivo infatti che non potevo avere fretta, ma che lo “stare a tempo” richiedeva esso stesso tempo, per ascoltare la musica, per coordinare braccia e gambe, per coordinarsi in due.
Solo oggi mi rendo conto come proprio quelle serate al corso di Boogie Woogie abbiano fatto nascere con spontaneità il mio amore per Luke, di come ogni lezione sia stata anche una lezione di vita, di coppia, di come, per ballare e per conoscersi, siano innanzitutto stati fondamentali la curiosità e la voglia di stare bene, poi il tempo per acquisire un ritmo, per imparare una figura, per riprovare, di nuovo, finché la sequenza non veniva sciolta ed elegante.
Finale a sorpresa
Grazie a quella stagione di lezioni ho imparato a stare al tempo della vita, ho scoperto che ogni dolore del passato poteva essere ridimensionato, nella sua intensità, se considerato solo una figura in una sequenza di passi di danza: il passo sbagliato, come mi aveva più volte spiegato Alessia, l’insegnante, faceva parte della crescita. Per di più ho scoperto che il Boogie Woogie non ammette interruzione e richiede un costante sorriso, nessuna forzatura, tantissima energia e la voglia di stare bene. Elementi che, oggi, scandiscono il ritmo della mia vita.
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Racconto di Claudia Floreani
Selezione del Concorso letterario Il Cavedio "Il mio corso di..." 2022
Stare a tempo
Non sono mai a stata a ritmo di nulla nella vita: quando ero bambina volevo essere ragazza, da adolescente volevo essere donna, da donna rimpiango quotidianamente la spensieratezza della mia infanzia.
L’apice di tale asincronia è stato raggiunto a 25 anni. Dopo la laurea avevo infatti il mondo in mano: si era aperta davanti a me una brillante carriera accademica, un dottorato, la ricerca, i viaggi all’estero. Dopo qualche mese avevo rifiutato tutto, perché volevo star vicino al giovane uomo di cui ero innamorata. Ma troppo presto lui se ne andò via e, da quel giorno, non ho più valutato il tempo di quello che mi succedeva attorno, ho perso un’occasione, poi un’altra; ho fatto trascorrere inermi sei stagioni, ho agito a volte con troppo istinto, altre volte con troppa esitazione, così da arrivare troppo presto, o troppo tardi, agli appuntamenti col mondo.
Stop and Go
Una mattina ero in coda alle poste e, nell’attesa, ho preso un opuscolo di Varese Corsi tra quelli impilati sul lungo davanzale grigio chiaro: sfogliandolo distrattamente, sono capitata nella sezione “corsi di ballo” e la mia attenzione è stata subito attirata dalla didascalia del corso di Boogie Woogie: non ricordo bene cosa ci fosse scritto, ma si parlava di ritmo, di gonne a ruota, di divertimento.
L’ho preso come un segnale: non potevo rimandare troppo il mio bisogno di ritmo. Più volte avevo tentato di iscrivermi ad un corso di ballo, ma mi vergognavo molto del mio essere maldestra e musicalmente diseducata, per cui avevo sempre desistito. Perciò non mi aspettavo una rivoluzione di vita, ma la descrizione mi aveva intrigato e, per la prima volta, presi una decisione senza pensarci. Giusto in tempo.
Saluto
La clausola per l’iscrizione, però, richiedeva la presenza di un partner e, a pochi giorni all’inizio del corso, non ne avevo ancora trovato uno, stavo perdendo ogni speranza. Finché una sera, durante la festa di matrimonio di un amico, parlando al cocktail bar con uno sconosciuto, merito certamente dell’atmosfera di fine estate, del sole tiepido e del Di Saronno, gli chiesi, in maniera piuttosto sfrontata, se volesse iscriversi con me al corso di Boogie Woogie e lui, incredibilmente, mi rispose di sì. Per una volta, pensai, ero stata a tempo.
Conobbi così Luke, ballando, scambiandoci parole tra un passo e l’altro, provando figure e dandoci il ritmo, affinché non lo perdessimo, affinché la base venisse a tempo.
Chachacha-Chachacha-Cha-Cha, Chachacha-Chachacha-Cha-Cha … Ad ogni lezione superavo la mia ostilità con la base, imparavo a stare, imparavo a riprovare. Scoprivo infatti che non potevo avere fretta, ma che lo “stare a tempo” richiedeva esso stesso tempo, per ascoltare la musica, per coordinare braccia e gambe, per coordinarsi in due.
Solo oggi mi rendo conto come proprio quelle serate al corso di Boogie Woogie abbiano fatto nascere con spontaneità il mio amore per Luke, di come ogni lezione sia stata anche una lezione di vita, di coppia, di come, per ballare e per conoscersi, siano innanzitutto stati fondamentali la curiosità e la voglia di stare bene, poi il tempo per acquisire un ritmo, per imparare una figura, per riprovare, di nuovo, finché la sequenza non veniva sciolta ed elegante.
Finale a sorpresa
Grazie a quella stagione di lezioni ho imparato a stare al tempo della vita, ho scoperto che ogni dolore del passato poteva essere ridimensionato, nella sua intensità, se considerato solo una figura in una sequenza di passi di danza: il passo sbagliato, come mi aveva più volte spiegato Alessia, l’insegnante, faceva parte della crescita. Per di più ho scoperto che il Boogie Woogie non ammette interruzione e richiede un costante sorriso, nessuna forzatura, tantissima energia e la voglia di stare bene. Elementi che, oggi, scandiscono il ritmo della mia vita.
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Racconto di Claudia Floreani
Selezione del Concorso letterario Il Cavedio "Il mio corso di..." 2022